BLACK MOTHER (2018) di Khalik Allah
Premio Circoli del Cinema CFF 2018
Un’esplorazione spirituale della Giamaica e delle anime che chiamano casa quest’isola magica. Black Mother è un’ode personale e sentita della Giamaica odierna e del suo turbolento passato.
SKIP DAY (2018) di Ivete Lucas, Patrick Bresnan
“Skip Day” è il giorno ufficiale in cui marinare la scuola, in un rito di passaggio tra le dune ventose della costa atlantica. Verso un’età adulta che si preannuncia incerta…
BALLATA IN MINORE (2019) di Giuseppe Casu
Prodotto con il sostegno di Ex-Di’ Memorie in Movimento - La Fabbrica del Cinema
Il “viaggio mistico” di una carovana di musicisti e artisti di strada che attraversano il sud-ovest sardo alla ricerca di legami ancestrali e tracce di resistenza al modo di vivere più diffuso e consumistico.
La costruzione identitaria collettiva passa spesso attraverso il corpo e i desideri, più che attraverso la memoria e la condivisione di confini territoriali. Così avviene fra i discendenti degli africani deportati in Giamaica che compongono la loro immagine attraverso un costante (ri)assemblaggio creativo di invenzioni spirituali, artistiche e linguistiche, utilizzando (o reinventando) la loro eredità ancestrale come forma di resistenza al potere coloniale e schiavista. Le coscienze postcoloniali giamaicane e della diaspora, sebbene segnate da violente contraddizioni, mettono in atto strategie culturali in cui l’inclusione del diverso, dell’altro, dell’oltremondano, del plurale e dell’ibrido sono passaggi fondamentali della costruzione del sé. Come spiegherà Eugenio Giorgianni, questa forma di “organicità digitale”, propria ad altre forme di espressione postcoloniali transatlantiche come l’afrofuturismo e la musica popolare dell’Africa Centrale, ci mostra un modo di concepire i corpi sociali e la storia oltre le identità, ed esprime la potenza rivoluzionaria e trasformativa insita nelle esperienze transculturali. Marie Moïse rifletterà su come anche nelle immagini e nella presa di parola in prima persona che caratterizzano Black Mother riecheggiano le memorie della piantagione e il lascito di un sistema di sfruttamento schiavile che al centro della sua riproduzione ha posto le donne. Messo a lungo in ombra, in una ricostruzione della schiavitù tutta al maschile, il ruolo delle donne fatte schiave è stato centrale nel funzionamento del regime di piantagione, e ancor di più nei processi di liberazione e di resistenza. Sono le stesse discendenti di quelle schiave sopravvissute ad aver dato corpo a una produzione teorica e politica, definita femminismo nero, o afrofemminismo. Le immagini e le voci del film Black Mother richiamano una storia di violenza schiavile e razziale, ma anche di resistenza e lotta, che non può dirsi lontana nel tempo e tantomeno nello spazio. Anche l’Italia infatti può essere letta come società attraversata dalle memorie della schiavitù, della colonizzazione, e da forme specifiche di oppressione all’intersezione di genere, razza e classe, sulle quali struttura il proprio funzionamento.
Eugenio Giorgianni è un antropologo visuale, membro del Big Tree Collective. Si è dottorato in Etnomusicologia alla Royal Holloway, University of London con un progetto di ricerca sulla dimensione spirituale e politica delle “risonanze gioiose” della musica della diaspora congolese in Europa, attraverso la realizzazione di videoclip collaborativi con gli artisti congolesi. Ha condotto ricerche audiovisuali su musica, migrazioni e antropologia urbana in Italia, Spagna, Marocco, Inghilterra e Repubblica Democratica del Congo.
Marie Moïse è dottoranda in Filosofia politica, redattrice per la rivista Jacobin Italia e Associated expert per Razzismo Brutta Storia (Feltrinelli). Scrive di razzismo e oppressione di genere da una prospettiva femminista decoloniale. È coautrice di Future. Il domani narrato delle voci di oggi a cura di Igiaba Scego (effequ) e di Introduzione ai femminismi, a cura di Anna Curcio, (DeriveApprodi) con il saggio Black feminism. Ha co-tradotto per Edizioni Alegre Donne, razza e classe di Angela Davis e Femonazionalismo. Il razzismo nel nome delle donne di Sara Farris. Attivista dello spazio Ri-Make bene comune alla periferia di Milano, si occupa dei progetti di mutuo soccorso tra donne e abitanti del quartiere per la cura condivisa dei bambini e l’autodifesa sindacale.
Coordina Pietro Cingolani (docente di Antropologia dei Media presso l’Università degli Studi di Torino e collaboratore di FIERI - Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione)